martedì 9 settembre 2014

Il padre del cambio moderno: il Campagnolo Gran Sport

Nel 1949 Il Campionissimo Fausto Coppi vinceva sia Tour de France sia Giro d'Italia usando un cambio Simplex (marca francese ma costruito in Italia), meno affidabile rispetto ai cambi Campagnolo ma più comodo perchè permetteva la pedalata durante il cambio marcia. Ernest Csuka riferisce che Tullio Campagnolo comprò due deragliatori Nivex presso lo stand di Alex Singer al Salone di Parigi di quell'anno e  qualche mese dopo il Vicentino presentò al Salone di Milano il prototipo di un cambio tanto innovativo che viene considerato il padre di tutti i cambi moderni: Il Gran Sport. Esso era infatti il primo cambio a parallelogramma per bici da corsa e tutt'ora viene usato questo principio per i moderni deragliatori posteriori. Tullio Campagnolo era anni avanti agli altri!
Va ricordato inoltre che prima della sua effettiva uscita sul mercato, avvenuta intorno al 1950, venne presentato il cambio Paris Rubaix (1950) che fu adottato dallo stesso Coppi.

1949: UN PROTOTIPO RIVOLUZIONARIO
Illustrazione di Rebour del Prototipo del 1949
Il cambio presentato al Salone di Milano, essendo molto più simile ai prodotti francesi rispetto alla solita produzione Campagnolo, destò sin da subito molto interesse. Praticamente Tullio Campagnolo aveva adoperato per la prima volta per le bici da corsa, il sistema a parallelogramma dei cambi Nivex. Era privo della molla di ritorno ma era dotato di un ingegnoso sistema a due cavi, uno per tirare il deragliatore sulla corona più grande e l'altro per tirarlo su quella più piccola. Per limitare l'ampiezza del movimento del cambio non furono usate le classiche viti di regolazione ma sembra che i fermi di limite erano integrati negli shifter, esattamente come i cambi Nivex. La sua struttura, caratterizzata da un parallelogramma molto corto, aggravava il problema del movimento indesiderato verso l'alto quando ci si muoveva verso una corona più grande. Inoltre mentre il cambio francese rendeva la rimozione della ruota un'operazione molto laboriosa, questo prototipo, girato di 90 gradi rispetto al Nivex, rendeva lo smontaggio molto più semplice.
Inizialmente Campagnolo posizionò il perno della gabbia della puleggia al centro, probabilmente considerando la gabbia simmetrica più adatta; questo però portava ad un problema: quando il cambio si spostava in avanti, la gabbia si muoveva parecchio, ma la catena tirata era poca.



Purtroppo sembra che non ci siano altre foto di questo prototipo. Se qualcuno ha qualche immagine-foto che vuole condividere con raggidistoria scriva a questa mail!

1950-1951: 3 VERSIONI MOLTO FRAGILI


La versione messa in commercio nel 1950 era molto diversa dal prototipo presentato l'anno prima, assomigliando già alla versione finale, che arrivò, in forma modificata, fino al cambio Nuovo Record. In questa prima versione, il morsetto del deragliatore per il cavo è ruotabile per permettere l'angolo ottimale per il cavo stesso. La scelta di tenere il collegamento del cavo così vicino alla vite di serraggio, era dovuto al fatto che se esso fosse stato curvo nel morsetto, avrebbe rischiato di rompersi.
 In un periodo in cui andavano per la maggiore Cambio Corsa o Paris Rubaix, cioè cambi a bacchetta, non c'era ancora l'uso di costruire bici con forcellini con il gancio built-in per l'alloggiamento del cambio (che sarebbe divenuto uno degli standard del ciclismo, anche in questo caso grazie alla rivoluzione portata da Tullio Campagnolo con i cambi a parallelogramma), per cui, anche per questioni di retrocompatbilità,il cambio si attaccava alla bici solo con il suo gancio inizialmente forgiato, molto interessante esteticamente, e per i cambi degli anni successivi solo stampato.
Usura del parallelogramma
Il parallelogramma era costituito da due piastre piatte, parallele e realizzate in Ottone; a causa, sia di queste scelte strutturali, sia delle grandi forze in gioco all'interno del cambio, probabilmente non prese in considerazione inizialmente, nonostante la resistenza del materiale di cui erano composte, esse tendevano a piegarsi con l'utilizzo. Questo problema era noto anche a Tullio Campagnolo che cercò di arginarlo con una nervatura di rinforzo nella piastra posteriore, che però servì ben a poco: così di frequente si trovano esemplari prodotti nel 1950 con la piastra posteriore piegata.
Nervatura di rinforzo
A questa fragilità strutturale, inoltre, va aggiunta l'usura abbastanza veloce delle pulegge; per risolvere anche questo problema, però si dovrà aspettare la produzione in serie del 1953, quando si troveranno materiali più resistenti e leggeri. Per questa versione esse erano caratterizzate da un diametro di 30 mm, dalla presenza di cuscinetti a sfere e dai 9 buchi, probabilmente presenti per evitare di rendere il cambio troppo pesante.

Per questa prima fase di produzione, si possono distinguere ben 3 versioni (denominate 51-1, 51-2, 51-3), tutte caratterizzate da una notevole fragilità contro cui Tullio

giovedì 26 giugno 2014

C aperta e C chiusa: gli shifters Campagnolo


Le levette di frizione Campagnolo possono essere considerate una delle icone che caratterizzarono e distinsero maggiormente  il marchio Vicentino. Infatti si mantenne il design per circa trent’ anni, dal cambio Gran Sport al Super Record, dal 1950 alla fine degli anni ’80, limitando al minimo i cambiamenti. Proprio grazie a questi lievi e a volte quasi impercettibili cambiamenti, si può datare con buona approssimazione le levette.

Principalmente Possiamo dividerle in due macrogruppi: Il primo caratterizzato dalla C di Campagnolo “aperta” , antecedente al 1958 e il secondo contraddistinto dalla C “chiusa”.

OPEN C SHIFTERS (1951-1958)
Distinguiamo 5 versioni di comandi a frizione a “C aperta”: 2 in bronzo cromato e 3 di alluminio.






  • Nel 1951 esce la prima versione, in bronzo cromato (come il cambio Record) e risulta essere più slanciata (e spesso anche curva) rispetto alle edizioni in alluminio. Il passaggio del filo è centrale e la fascetta di serraggio al telaio è piatta ed è caratterizzata dal logo alato posto sopra la scritta "CAMPAGNOLO". Questa edizione è contraddistinta dalle altre per il fissaggio della levetta: la piastra di supporto ha solo una piccola sporgenza in cui si va ad incastrare un perno di chiusura che è serrato con una vite a testa esagonale al collarino, e in cui sono infilate una rondella in ottone (il cui spessore radiale è molto piccolo e che permette lo scorrimento del comando) e la levetta stessa. Il movimento di quest'ultima è dovuto alla presenza di una scanalatura più larga  per circa un quarto di circonferenza in cui il sistema 'perno-sporgenza della piastra'  riesce a a scorrere, per poi bloccarsi appena la scanalatura si restringe. 
immagine trovata sul computer la cui provenienza mi è ignota
Componenti per il fissaggio della levetta nella prima edizione
fonte: Hiroshi Ichikawa
  • La versione del 1952, la seconda e ultima in bronzo cromato, nonostante mantenga la forma della levetta della prima edizione, è molto innovativa: infatti viene rivoluzionato il sistema di installazione delle levette alla fascetta e di conseguenza il corpo cilindrico di base è più ingombrante e il passaggio del filo risulta essere leggermente spostato. Questo sistema verrà mantenuto per tutte le edizioni successive e prevede il perno, su cui ruota la levetta (ora senza la scanalatura), direttamente pressato alla fascetta con una rondella di frizione,sempre in ottone fra la levetta e un "coperchietto" (come viene chiamato nei cataloghi stessi), il tutto tenuto insieme dalla vite ad intaglio.
    fonte delle immagini usate: Hiroshi Ichikawa
  • Sul finire del 1952 viene presentata la terza edizione, non più in bronzo cromato ma in alluminiocontraddistinta dalle bozzette presenti negli spazi fra le lettere ("pustolette"); cambia leggermente anche la forma. In questa edizione la piastra di supporto è colore argento e la fascetta di serraggio al telaio è ancora piatta ma viene cambiato il logo, introducendo la scritta in corsivo "Campagnolo" davanti ad un globo. La vite, ancora ad intaglio, si va a chiudere con un dado esagonale che stringe la fascetta.
  • Dal 1953 scompaiono le bozzette fra le lettere e nella fascetta, chiusa da una vite a colletto, vengono cambiate le estremità, ora rivolte verso l'esterno mentre viene mantenuto il logo. Le piastre di supporto diventano nere mentre per il serraggio delle levette alla fascetta vengono mantenute le viti ad intaglio, anche se vengono introdotte le viti a D come variante.
  • Verso la fine del 1953 esce la terza edizione in alluminio che può essere considerata una variante della seconda, in quanto si differenzia da quest'ultima solo per la mancanza della l tortuosa nella scritta "Campagnolo" sulla fascetta.
Dal catalogo 12 del 1953
CLOSE C SHIFTERS(1958-1985)

Dal 1958 i comandi a frizione sono contraddistinte dalla “C chiusa”. Possiamo avere due diverse versioni:

  • La prima, introdotta nel 1958, ha un design molto simile alle levette precedenti e mantiene le scritte "VICENZA" e "ITALY". L'unica differenza con l'edizione precedente è, appunto, la "C chiusa".  Le piastre di supporto erano inizialmente nere ma verso la fine degli anni '70 divennero cromate, in concomitanza con la rimozione delle guide dei cavi, inizialmente previste.
  • La seconda introdotta nei primi anni '80 per i gruppi Nuovo e Super Record, ottenuta sempre tramite brasatura,  è caratterizzata dalla sola scritta "PATENT CAMPAGNOLO", ora ad incasso su una superficie liscia. Di questa versione esistono alcune varianti:
    • In alcuni casi, al posto dell'usuale "patent Campagnolo" sulla vite a D (nominata "adjusting wing nut" con il codice 604-1), è presente una C in un rombo (nominata "adjusting screw" col codice 604); non si conosce quasi nulla sui motivi di questa soluzione però essa compare nel catalogo 18 del 1985 come alternativa alla vite a D classica e diventerà un simbolo tipico della produzione C-Record.
      1208/N e 1207/N presentano la vite con la C all'interno del rombo, mentre 1013/5N e 1013/6N hanno la classica vite a D
       
    •  Per pochi anni, dall’1983 al 1985 si produssero anche dei comandi con retro-frizione Simplex  mascherati da normali leve di frizione. Il loro costo era decisamente più alto al tempo, ma poiché non erano eleganti come i comandi C-record, non riscossero un particolare successo e la loro produzione terminò presto.
      fonte: velobase.com
Dopo 30 anni di onorato servizio, verso la metà degli anni ’80 con l’introduzione dei gruppi Victory e Triumphe  vennero accantonate in favore di un design più semplice e moderno. E’ incredibile come in una ditta in continuo divenire come Campagnolo, si sia deciso solo dopo così tanto tempo di cambiare la loro forma,  creando, di fatto, uno dei simboli del ciclismo passato.

Pag.33 del Catalogo 18 (1985)


Ringrazio il signor Hiroshi Ichikawa per la disponbilità, le informazioni e il materiale fotografico da lui fornitomi. Se qualcuno è pratico di giapponese, visiti il suo sito, sebbene non lo aggiorni più.

A special thanks goes to Hiroshi Ichikawa who gives me information and photos and who has been fully avaible!
di Giacomo Resci

venerdì 30 maggio 2014

Il cambio Campagnolo Nuovo Record

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Il Nuovo Record fu introdotto per la prima volta nel 1967 insieme al movimento centrale; esso doveva rappresentare l'evoluzione del cambio Record: da quest'ultimo differiva molto poco nella forma ma venne utilizzato l'alluminio al posto del bronzo cromato (con conseguente diminuzione di peso).

Esploso del cambio Nuovo Record dal Catalogo Campagnolo N°18 del 1985 


Gli esperti distinguono 4 versioni di questo cambio:
  1. la prima del 1967, facilmente identificabile perchè presentava la scritta PATENT CAMPAGNOLO lungo la sede dove si infila la vite per il serraggio al telaio, è caratterizzato dal perno di fermata del parallelogramma costruito in modo permanente nel meccanismo di rotazione.

  2. La seconda del 1968-69, senza data con la sola scritta PATENT trasversale alla vite di serraggio al telaio, che aveva in più un perno rimovibile contenente una vite di arresto.

  3. La terza dal 1970 al 1984 che differisce dalla precedente solo per la data marchiata(PATENT XX)

  4. L'ultima dal 1984 al 1986 caratterizzata dalla mancanza del bullone esagonale tra i perni nella parte superiore, la molla di ritorno è integrata e mantenuta da uno dei 4 perni del parallelogramma. Altre differenze rispetto alle versioni standard, totale mancanza di incisione Patent.


Questo cambio ebbe un successo incredibile e segnò la storia del ciclismo; la sua produzione terminò nel 1987 quando prese del tutto il suo posto il nuovo top di gamma Campagnolo, in produzione dal 1973, il Super Record.


di Giacomo Resci